L’attore Eddie Redmayne non appartiene solo, dalla sua vittoria del Premio Oscar, ai giovani talenti che Hollywood ha da offrire. Il produttore di orologi Omega lo ha aggiunto alla sua squadra internazionale degli ambasciatori del marchio per le sue notevoli doti di attore e per il suo stile eccezionale.
Eddie Redmayne ha conquistato la sua fama negli anni passati attraverso le sue impressionanti prestazioni sul palcoscenico e in alcuni film. Nel 2010 egli ha vinto un Tony Award per la sua interpretazione nell’opera teatrale „Red“, la quale gli ha permesso di guadagnare un ruolo nei film „Les Miserables“ e „Marilyn“. Infine, la sua interpretazione del giovane Stephen Hawking in „La teoria del tutto“, per cui ha vinto il Premio Oscar come miglior attore protagonista nel 2015 , ha portato su di lui l’attenzione globale.
Il presidente di Omega, Stephen Urquhart, si dichiara entusiasta di Eddie Redmayne: „Siamo molto lieti di dare il benvenuto ad Eddie Redmayne nella famiglia Omega. Egli porta con sè assoluta eleganza e integrità, inoltre è incredibilmente umile riguardo al suo successo e questo si fonde perfettamente con lo spirito di Omega. Noi siamo molto felici della nostra collaborazione“. Anche Redmayne è entusiasta di questo accordo: „Indosso orologi Omega già da alcuni anni, per questo trovo molto emozionante poter esercitare la funzione di ambasciatore ufficiale. Rappresentare un marchio, il quale tra le sue credenziali include l’essere l’unico produttore di orologi certificato dalla NASA e l’ufficiale cronometrista dei Giochi olimpici, è un onore.“ afferma l’attore.
Come internazionale ambasciatore del marchio Eddye Redmayne si trova vicino a celebrità come George Clooney, Nicole Kidman e Zhang Ziyi.
Il Dottor Paul Festl, fondatore e direttore onorario della Dominicus-Patenschaften ha ricevuto l´1 giugno 2015 un assegno di 1.000€ dalla casa di Mathieu Legrand. Con ciò il marchio svizzero di orologi sostiene il progetto “Dominicus-Patenschaften”, il quale è impegnato in modo particolare per i bambini orfani in Kenia.
Nella zona Juja/Kenia ci sono molti orfani a causa dell´AIDS – la Dominicus Pattenschaften dá a circa 2000 bambini la speranza di un futuro migliore. Un orfanotrofio e due centri di orfanotrofi offrono complessivamente una casa a 320 bambini; inoltre ancora più bambini vengono forniti di alimenti, di cure mediche, di un´istruzione o di una formazione professionale.
Ayrton Senna era già parte della prima campagna #DontCrackUnderPressure di TAG Heuer e ora ritorna. Il produttore di orologi è orgoglioso di nominare Senna come mentore del suo pantheon di ambasciatori del marchio. In questa occasione la tradizionale impresa svizzera presenta due nuovi Cronografi TAG Heuer calibro 1887.
Il 2015 segnerà i trent´anni di collaborazione con la McLaren, la cooperazione più duratura tra un marchio di orologi e un team di Formula 1. Attraverso questa collaborazione sono collegati più grossi nomi, tra cui quello di Ayrton Senna. Prestazione, precisione, prestigio e innovazione sono i valori che il pilota e l´orologiaio condividono.
Il ritorno di Senna da TAG Heuer è avvenuto con quattro nuovi orologi (due Formula 1, due Carrera Calibro) nella collezione speciale di Senna. Ognuno di essi porta la famosa S di Senna stilizzata in lacca rossa su quadrante, fondello e lunetta e sono completati da una scala tachimetrica, che conferisce all´orologio un autentico carattere da corsa. Anche il braccialetto “Legend” con le maglie a forma di S viene ripreso, tuttavia esso viene ridisegnato e arrotondato per ottimizzarne il comfort.
I modelli Cronografo TAG Heuer Formula 1 Senna Edition contengono un cronografo al quarzo di 43 mm di diametro, un datario e misurano il decimo di secondo più vicino. Nel quadrante grigio antracite si trovano tre contatori. L´aspetto è perfezionato da una scala tachimetrica. Questo modello è disponibile anche con applicazioni in giallo e verde- un riferimento ai colori del casco da corsa di Senna e ai colori nazionali del Brasile.
Entrambi i modelli di Cronografo TAG Heuer Carrera Calibre 16 Senna Edition hanno un diametro di 44 mm. Nella versione grigio antracite il quadrante è con motivo soleil. Tutti e due i modelli hanno accenti rossi nel quadrante e una scala tachimetrica. Il modello nero è una versione ultraleggera in titanio e viene fornito con un cinturino in caucciù, il cui design si rifà al battistrada.
50 anni fa, il presidente John F. Kennedy veniva assassinato a Dallas, Texas, davanti agli occhi del mondo intero. Responsabile dell’omicidio, a quanto pare, Lee Harvey Oswald, che agì da solo.
Il 17 Dicembre l’orologio utilizzato per stabilire l’ora esatta della morte di JFK è stato messo all’asta: Si tratta di un Patek Philippe 1463 di 18 carati Gli esperti ritengono che la sua vendita frutterà circa 150.000 dollari. Fabbricato nel 1948, l’orologio fu regalato al dottor Kemp Clark, il medico che annunciò ufficialmente la morte del più celebre Presidente degli Stati Uniti d’America.
Clark era uno dei medici di turno al Parkland Memorial Hospital di Dallas quando, il 22 novembre 1963 il Presidente Kennedy, ferito a morte, fu trasportato al pronto soccorso. Alle ore 13, Clark dichiarò morto Kennedy.
Se JFK sia effettivamente morto alle 13 e se Clark abbia davvero stabilito l’ora della morte con l’orologio che portava al polso – anche se nella sala del pronto soccorso vi era sicuramente un grande orologio appeso alla parete – resterà per sempre avvolto negli oscuri meandri della storia. Quello che però è certo è che il medico, nel momento in cui dichiarò l’ora della morte del Presidente, indossava il suo Patek Philippe e che firmò il certificato di morte.
Il Patek Philippe Reference 1463 è stato il primo cronografo impermeabile dell’orologiaio di Ginevra. E’ stato messo all’asta nella sua confezione originale, contenente anche lo scontrino e il certificato di autenticità Patek. Sul retro dell’orologio è inciso il nome del dottor Kemp Clark.
Una parte del ricavato dell’asta sarà devoluto alla Croce Rossa.
Secondo uno studio condotto da Juniper Research, una delle aziende leader nell’analisi delle applicazioni hi-tech, le vendite degli Smart Watch subiranno un’impennata. Gli esperti Juniper prevedono che, entro il 2018, saranno venduti ben 36 milioni di orologi ogni anno. Se così fosse, si tratterebbe di una crescita davvero vertiginosa: al momento, infatti, viene venduto appena un milione di orologi con App all’anno.
Secondo il rapporto stilato da Juniper, la varietà delle funzioni è determinante ai fini della commerciabilità degli Smart Watch. I futuri utenti riconoscerebbero il valore aggiunto dell’orologio solo se questi è dotato di funzioni supplementari, quali gli sportlog e la possibilità di effettuare pagamenti senza contanti.
Artefici importanti della crescita di questi nuovi orologi sono Apple e Samsung. Il numero di brevetti che entrambe le società si sono già assicurati per gli Smart Watch sono un chiaro indicatore di tale realtà.
Gli Smart Watch sono destinati a surclassare gli orologi svizzeri? No, secondo il rapporto Juniper. Gli Smart Watch resteranno prodotti di nicchia. Il futuro di questi prodotti sarà, come sempre, deciso dal prezzo. Gli Smart Watch multifunzione raggiungeranno prezzi premium, mentre quelli più semplici, come i Pebble o i Sony, si manterranno in una fascia di prezzo media.
Gli orologi sportivi sono un argomento che di solito non mi interessa. Ma il nuovo Adidas miCoach Smart Run offre una tecnologia in grado di rivoluzionare l’universo dei cardiofrequenzimetri. Nel mese di agosto dello scorso anno, Adidas ha lanciato un kickstarter per sviluppare un nuovo metodo di misurazione delle pulsazioni. In collaborazione con Philips è nata una tecnologia che attualmente viene utilizzata nello Smart Run. La particolarità: Smart Run misura le pulsazioni – chi lo indossa può finalmente fare a meno della fascia toracica.
Il touch screen dell’orologio ha un diametro di 3,7 centimetri. Tutti i dati raccolti dal’orologio vengono valutati attraverso la cloud on-line di Adidas. Lo Smart Run funziona a batteria. Se viene utilizzato solo come un orologio convenzionale (cosa che comunque non ha molto senso), le batterie durano fino a 14 giorni. In modalità maratona, in cui i dati vengono registrati ogni cinque secondi, l’autonomia dello Smart Run raggiunge secondo Adidas le otto ore; nella cosiddetta modalità allenamento, che viene misurata ogni secondo, le batterie durano quattro ore.
Essendo un appassionato di tecnologia digitale, oggi vorrei trattare un tema che mi sta molto a cuore: la storia del primo orologio a LED. La loro essenziale bellezza tecnologica mi fa battere forte il cuore (e quello di molti altri).
Gli orologi a LED furono i predecessori dei diffusissimi orologi LCD. LED è l’acronimo di “Light-Emitting Diode”, ovvero diodo che emette luce. Al contrario della tecnica LCD (Liquid Crystal Display, display a cristalli liquidi), il LED è visibile anche al buio. Uno dei più grandi svantaggi della tecnica a LED di allora era il consumo di energia. Ma di ciò ci occuperemo in seguito.
La storia del primo orologio a LED è complicata e non facile da raccontare. Mi limiterò perciò a dati grossolanamente abbozzati.
L’azienda
La Hamilton Watch Company fu fondata nel 1892. Quest’azienda fa parte della più grande storia di successo d’America. All’inizio del XX secolo, l’azienda era molto popolare perché produceva orologi da tasca che si ispiravano allo stile di quelli impiegati nelle ferrovie. In seguito, l’offerta fu allargata agli orologi da polso. La Hamilton era così apprezzata dalla popolazione americana che nel 1958 vi erano 807 diversi modelli di orologi nel portfolio dell’azienda. Ciò è inimmaginabile anche al giorno d’oggi. Oltre ad avere la più grande esperienza nel settore degli orologi da polso, la Hamilton fu la pioniera della miniaturizzazione. Nel corso della storia dell’azienda, diversi settori si separarono e divennero imprese satelliti dell’azienda madre. Un esempio è Pulsar.
Odyssey Clock
Nel 1966 il famosissimo regista Stanley Kubrik incaricò la Hamilton Watch Company di realizzare un orologio futuristico che voleva utilizzare nel suo capolavoro “2001: Odissea nello Spazio”. Questo progetto, chiamato “Odysee Clock”, fu affidato a due capaci sviluppatori: Richard S. Walton e John M. Bergey. Entrambi sembravano essere i più adatti per questo lavoro perché avevano esperienza con incarichi complicati. A quel tempo stavano effettuando delle ricerche su un detonatore per l’esercito. Il progetto fu di successo e la Hamilton volle utilizzare al meglio l’esperienza acquisita dai partecipanti; fondò in seguito l'”Electronic Watch Program”, sotto la direzione di Walton. Proprio questo programma si evolse e divenne una nuova impresa sotto l’ala della Hamilton. Il suo nome: Pulsar.
La direzione della Hamilton fu d’accordo che, data l’enorme pressione competitiva esercitata dalle aziende orologiere giapponesi, solamente gli orologi digitali potevano creare un vantaggio competitivo. John M. Bengey ottenne l’ordine di occuparsi della realizzazione degli orologi digitali.
Qui entra in gioco una terza azienda: la Electro/Data di Garland, Texas. Gli ingegneri di questa azienda lavoravano già su un progetto simile. Una cosa fu chiara a Bengey e Walton: una collaborazione poteva solo essere vantaggiosa. Alla fine, furono gli sviluppatori della Electro/Data che contribuirono in maniera significativa allo sviluppo e alla produzione.
Pulsar P1
L’orologio
Nella primavera del 1972, il primo orologio a LED della Pulsar fu lanciato sul mercato. Il suo nome: “P1”. Tuttavia, fu meglio conosciuto con il nome con cui veniva pubblicizzato: “Time Computer”. Molti raccontano che ne furono prodotti 400 esemplari in totale. Tuttavia, è più probabile che gli orologi furono 450. Il P1 era molto difficile da riparare. I gioiellieri riuscivano a malapena a cambiare le batterie e a impostare l’ora; tutte le altre riparazioni dovevano essere effettuate direttamente dall’assistenza del produttore.
Il primo orologio digitale del mondo fu una pietra miliare nella storia dell’elettronica. Costava poco meno di 4.000 dollari.
I dati:
Ore, minuti e secondi
Precisione: 60 secondi/anno
Impermeabile fino a 30 metri
Resistente agli urti
Display in vetro artigianale
Sensore della luce
necessita di due batterie UCAR 357
Numero del modello #2800
Oro 18 carati
Il disincanto
Poco mesi dopo l’entrata nel mercato, i primi clienti mandarono indietro i loro “Time Computer” alla Pulsar. Il motivo: la batteria. I LED consumavano così tanta energia che a volte la corrente durava solo pochi giorni. E tutto ciò sebbene l’ora venisse mostrata sul display a comando solamente per 1,25 secondi. L’eccessivo consumo di energia fu un problema che gli sviluppatori non riuscirono a risolvere neanche nei modelli successivi.
Licenza d’eleganza
Nonostante tutto, la popolarità del “Time Computer” rimase intatta. Soprattutto quando Roger Moore nei panni di James Bond indossò al polso il P2 nell’episodio “Vivi e lascia morire”. Moore ricorda proprio questa scena nel suo libro “Roger Moore’s James Bond Diary”:
“Sobbalzato dall’esplosione, Bond guarda il suo orologio e osserva che sono le 5:45. L’orologio di Bond non è naturalmente un normale orologio, bensì un computer da polso. Sembra un normale orologio, ma quando si preme un pulsante, si illuminano improvvisamente dei numeri digitali rossi sullo schermo fino ad allora vuoto. È il migliore orologio al mondo.”
Il declino
Sempre nello stesso anno, la casa svizzera produttrice di orologi Longines realizzò il prototipo di un orologio da polso che utilizzava un display a cristalli liquidi al posto dei diodi luminosi. Quest’orologio consumava una quantità di energia fino a 30.000 volte inferiore e annunciò il declino degli orologi a LED.
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